Due case per i figli di separati: cambia l’affido condiviso
Due case per i figli di genitori separati
La novità più significativa riguarda la possibilità per il minore di avere due case, una presso il padre e una presso la madre, superando così l’obsoleta concezione di residenza esclusiva o principale.
Questa iniziativa, promossa dal senatore Alberto Balboni, mira a mettere in discussione il concetto tradizionale di abituale dimora del minore, proponendo un modello che valorizzi in modo concreto il principio di bigenitorialità.
Da sottolineare che non si propone di modificare la residenza anagrafica, che resterà unica, ma di riconoscere formalmente la possibilità di un doppio domicilio stabile, regolato secondo le esigenze e le abitudini del minore.
Indice argomenti
Obiettivo: la vera bigenitorialità – Torna all’indice ^
Il progetto di legge suggerisce l’adozione di un doppio domicilio per il bambino, lasciando però intatta l’iscrizione anagrafica presso una sola residenza ufficiale.
La priorità sarà garantire ai figli di genitori separati un equilibrio tra i tempi trascorsi con ciascun genitore, tutelando il diritto del minore a mantenere un rapporto paritario e evitando così le conseguenze negative di una rigida suddivisione del tempo.
L’intento è quello di realizzare una vera bigenitorialità sostanziale, che vada oltre la mera alternanza dei giorni e punti a costruire relazioni stabili e significative con entrambi i genitori, riducendo il rischio di discontinuità affettiva.
Esperienze come quella di Marco mettono in luce come un sistema più flessibile possa tradursi in una maggiore serenità per il minore, evitando che la separazione dei genitori comporti anche una separazione affettiva.
Verso una maggiore flessibilità – Torna all’indice ^
Non si tratta di garantire una divisione aritmetica del tempo, ma di organizzare la vita del bambino secondo criteri di stabilità, prevedibilità e continuità emotiva, fondamentali soprattutto nei primi anni di vita.
L’orientamento che emerge è quello di un sistema più vicino alla quotidianità delle famiglie, in grado di adattarsi alle diverse situazioni con sensibilità.
Mediazione familiare obbligatoria – Torna all’indice ^
La mediazione, effettuata gratuitamente, rappresenta uno strumento per ricostruire il dialogo tra i genitori e ridurre tempi e costi del sistema giudiziario, favorendo accordi più rispettosi e duraturi.
È significativo che il primo incontro possa essere richiesto anche da un solo genitore, proprio per incentivare l’avvio del percorso anche in contesti di conflittualità accesa.
Criticità e preoccupazioni degli esperti – Torna all’indice ^
Tuttavia, alcuni esperti avvertono che un approccio così radicale potrebbe non tenere conto delle necessità specifiche di alcuni minori, che potrebbero aver bisogno di una maggiore stabilità e continuità.
Marina Terragni, esperta in psicologia infantile e Garante per l’Infanzia, ha espresso preoccupazione:
“È fondamentale che ogni cambiamento normativo tenga conto delle esigenze emotive dei bambini, per evitare che si sentano divisi tra due mondi.”
Aspetti come l’allattamento, il ritmo sonno-veglia e la routine quotidiana sono elementi delicati che non sempre possono essere distribuiti equamente tra due contesti familiari distinti.
Mantenimento diretto: pro e contro – Torna all’indice ^
Un’altra questione dibattuta riguarda il mantenimento diretto, secondo cui ciascun genitore sostiene economicamente il figlio durante i periodi di affidamento.
Questa soluzione, sebbene appaia flessibile, potrebbe penalizzare i genitori economicamente più deboli, rischiando di non assicurare adeguato sostegno ai bisogni materiali del bambino.
Il Garante sottolinea che la tutela morale e materiale del figlio deve rimanere il cardine di ogni decisione, evitando schematismi che possano generare disparità.
Il rischio è quello di ampliare le disuguaglianze tra genitori con risorse diverse, in assenza di un sistema di compensazione o sostegno mirato.

Il vero interesse del minore secondo la Cassazione – Torna all’indice ^
La sentenza n.1993 del 2022 ribadisce che il criterio principe deve essere sempre l’interesse superiore del minore, inteso come tutela della sua dimensione affettiva, psicologica e materiale.
Tuttavia, è importante evitare interpretazioni meccaniche della parità, che rischiano di svuotare di significato il concetto stesso di tutela.
Equilibrio tra regole e bisogni reali – Torna all’indice ^
In definitiva, ogni decisione dev’essere calibrata sul singolo caso, tenendo conto delle specificità e delle condizioni di ogni bambino.
Hai mai pensato a come le decisioni sull’affido condiviso possano influenzare la vita di un bambino?
L’obiettivo deve sempre essere il benessere complessivo del minore, andando oltre logiche rigide e standardizzate che rischiano di essere troppo meccaniche e poco umane.
Solo una visione realmente centrata sul minore, capace di bilanciare flessibilità normativa e protezione concreta, potrà portare a un cambiamento positivo e duraturo nel diritto di famiglia italiano.
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