Attività Medico-chirurgica: invalido il consenso informato espresso oralmente

– Consenso informato espresso oralmente: è valido?

Cos’è il consenso informato – Torna all’indice ^

È un diritto fondamentale del paziente che sancisce il suo diritto di essere debitamente informato prima di sottoporsi a qualsiasi trattamento medico.

Il consenso informato richiede che il medico fornisca al paziente tutte le informazioni necessarie sul trattamento proposto. Queste includono le probabilità di successo, le complicazioni, i rischi e le necessità di degenza.

La ragione principale dietro il consenso informato è quella di garantire che il paziente sia pienamente consapevole delle implicazioni del trattamento che sta per ricevere.

In questo modo, il paziente può prendere una decisione informata e consapevole, avendo una conoscenza approfondita delle possibili conseguenze. Il consenso informato mira a promuovere l’autonomia del paziente e a rispettare la sua dignità come individuo.

Quando il consenso informato non viene ottenuto adeguatamente, si configura una forma di responsabilità medica. Questo è particolarmente rilevante perché, se il medico trascura di fornire al paziente le informazioni necessarie o le presenta in modo inadeguato, si verifica una violazione dei diritti del paziente.

Questo può comportare il diritto al risarcimento per il paziente, indipendentemente dal fatto che il trattamento abbia avuto successo o meno.

È importante sottolineare che il risarcimento non è basato sull’esito del trattamento in sé, ma piuttosto sul fatto che il paziente è stato sottoposto a un trattamento senza avere una comprensione completa delle sue implicazioni. Ad esempio, Maria, una paziente di 45 anni, ha subito un intervento chirurgico per rimuovere un tumore. Nonostante l’operazione sia andata bene,

Maria non era stata adeguatamente informata sui rischi post-operatori e ha dovuto affrontare complicazioni inaspettate. 

Se avesse ricevuto tutte le informazioni necessarie, avrebbe potuto prendere una decisione diversa riguardo al trattamento.

cosa è il consenso informato

Sentenza Cassazione sulla risarcibilità del danno – Torna all’indice ^

Dubbi sulla problematica del danno conseguente al mancato consenso informato al paziente? A risolvere le incertezze è la Sentenza della Cassazione nr. 7248 del 2018.

Con chiarezza espositiva, la Corte di Cassazione ha risolto i dubbi riguardanti la risarcibilità del danno a favore del paziente non adeguatamente informato dai medici e dal personale sanitario sulle prospettive di un intervento chirurgico e delle successive cure nel post-operatorio.

Una recente ordinanza della Cassazione, nello specifico la Cass. ord. n.16633/2023 del 12.06.2023, ha stabilito un principio che stabilisce che il risarcimento è dovuto anche se il paziente non è in grado di dimostrare di aver rifiutato l’operazione se avesse avuto un’adeguata informazione sui rischi.

Questo significa che, nel caso in cui un paziente subisca delle sofferenze o delle conseguenze negative a seguito di un’operazione, l’assenza di un corretto livello di informazione potrebbe portare automaticamente al riconoscimento di un risarcimento.

La Cassazione considera risarcibili le sofferenze legate a sorpresa, impreparazione e maggiore afflizione dell’interessato. Ti sei mai trovato in una situazione in cui ti sei sentito sorpreso o impreparato dopo un intervento medico?

È importante sottolineare che la Cassazione presume che le sofferenze siano risarcibili in termini di sorpresa, impreparazione e maggiore afflizione da parte dell’interessato.

Queste conseguenze assumono un’importanza ancora maggiore se la complicanza era difficile da prevedere. In altre parole, se l’operazione si è conclusa con complicazioni impreviste o rare, le sofferenze e le conseguenze negative possono essere considerate come maggiormente risarcibili.

Questo principio legale rappresenta un importante punto di riferimento per coloro che hanno subito danni a seguito di un’operazione medica.

Ora, grazie a questa ordinanza, è possibile ottenere un risarcimento anche in situazioni in cui non si può dimostrare il rifiuto esplicito dell’operazione in caso di corretta informazione sui rischi.

Consenso informato espresso oralmente: è valido? – Torna all’indice ^

In tema di attività medico-chirurgica, il personale viene meno all’obbligo di fornire idonea e completa informazione al paziente, non solo quando omette del tutto di riferirgli dei relativi rischi e delle possibilità di successo della cura prospettata, ma anche quando il consenso sia acquisito con modalità improprie.

Pertanto, in tema di attività medico-chirurgica, è invalido il consenso informato prestato verbalmente dal paziente, secondo quanto sancito dalla Sentenza della Corte di Cassazione nr. 7248 del 23.03.18.
È chiaro che il consenso informato debba basarsi su informazioni dettagliate, idonee a fornire la piena conoscenza della natura, dei rischi e dei risultati ottenibili, a seguito dell’intervento medico-chirurgico.
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Cosa prevede la legge italiana in caso di mancato consenso informato? – Torna all’indice ^

La legge italiana prevede un risarcimento che contempla due tipi di danni: il danno patrimoniale e il danno non patrimoniale. Il danno patrimoniale si riferisce a eventuali perdite finanziarie subite a causa dell’incidente medico.
Ad esempio, la perdita di opportunità lavorative o, in caso di sostenimento di spese mediche aggiuntive, il diritto di richiedere un risarcimento per queste perdite tangibili.

Ricordiamo, tuttavia, che occorre dimostrare in modo convincente il nesso di causalità tra l’errore medico e il danno subito.

Passando al secondo tipo di danno, il danno non patrimoniale, è importante sottolineare che riguarda la lesione del diritto fondamentale all’autodeterminazione. In altre parole, il paziente ha il diritto di essere adeguatamente informato e di prendere decisioni consapevoli riguardo alla propria salute.

Se gli è stata negata l’opportunità di prendere decisioni informate o non sia stata fornita la dovuta informazione riguardo alle opzioni di trattamento, si palesa una violazione del diritto, che può avere un impatto significativo sulla vita e sul benessere emotivo, garantendo il diritto di richiedere un risarcimento per tale danno non patrimoniale.

Leggi e linee guida: un quadro normativo in evoluzione

Il panorama normativo italiano riguardante il consenso informato è, per un verso, ben definito; per l’altro, continua a evolversi per affrontare le sfide complesse della medicina moderna.

Il consenso scritto è obbligatorio per trattamenti delicati come trapianti e sperimentazioni cliniche.

Tuttavia, il cambiamento in atto è sia giuridico che culturale: cresce l’attenzione verso i diritti dei pazienti e l’importanza di un’informazione esaustiva e tempestiva. Aumentano di conseguenza le richieste di risarcimento per danni derivanti da violazioni del consenso, riflettendo una crescente consapevolezza sociale riguardo alla salute e al benessere individuale.

Leggi e linee guida: un quadro normativo in evoluzione

Corretta informazione al paziente: quali sono le caratteristiche? – Torna all’indice ^

Ogni paziente ha il diritto di:

. esercitare il diritto di optare tra le diverse soluzioni e modalità di trattamento medico

. potersi rivolgere a strutture e a terzi soggetti che sono in grado di offrire più adeguate garanzie rispetto al conseguimento del risultato auspicato

. conservare la facoltà di acquisire pareri di altri medici e personale sanitario

. affrontare le conseguenze dell’intervento, soprattutto quando queste si rivelino sul piano psico-fisico nel periodo post-operatorio.

. ricusare l’intervento prescelto ovvero la terapia proposta e accettata.

Il ruolo del medico nella comunicazione

Il medico deve fornire al paziente informazioni chiare sul trattamento e sulle alternative disponibili. In questo contesto, la Corte d’Appello di Cagliari ha chiarito che omettere di richiedere il consenso, o fornire informazioni incomplete, consente al paziente di richiedere un risarcimento per la violazione di tale diritto.

La mancanza di consapevolezza e di informazioni adeguate genera un deficit di volontà“, afferma un esperto di diritto sanitario, evidenziando come ciò privi il paziente della possibilità di effettuare una scelta consapevole riguardo al proprio trattamento.

In mancanza di tali imperativi, le conseguenze potrebbero rivelarsi devastanti a livello sia fisico che psicologico; secondo uno studio condotto dall’Associazione Italiana di Psicologia, il 40% dei pazienti che non ricevono un consenso informato adeguato riporta sintomi di ansia e depressione, determinando un danno che merita di essere risarcito.

Grafico a torta che mostra la percentuale di pazienti che sviluppano ansia e depressione a causa della mancanza di consenso informato

L’onere della prova

Nel contesto giuridico in cui il paziente richiede un risarcimento, è compito di quest’ultimo dimostrare l’effettiva lesione subita. La sentenza ha chiarito che l’onere della prova si estende non solo alle conseguenze fisiche dell’intervento, ma anche al danno immateriale derivante dalla violazione dell’autodeterminazione.

È essenziale, quindi, che il danneggiato presenti elementi concreti per dimostrare il danno psicologico o emotivo subito, legando inequivocabilmente la mancanza di consenso informato all’esito negativo della prestazione sanitaria.

Prove e documentazione

In molte situazioni, la prova documentale del consenso può risultare assente; il danneggiato può, quindi, avvalersi di ulteriori strumenti probatori. Secondo la giurisprudenza, il consenso informato non richiede necessariamente una forma scritta.

L’articolo 35, II del Codice di deontologia medica, stabilisce che, in casi di particolare complessità o gravità, il consenso debba essere espresso in forma scritta, ma il principio di libertà della forma consente che il consenso resti valido anche senza documentazione esplicita.

Tuttavia, questo configura un potenziale terreno di conflitto, in cui il paziente potrebbe trovarsi nella necessità di dimostrare l’assenza di un’informazione adeguata riguardo all’intervento.
È fondamentale, quindi, che il medico assuma la responsabilità di una comunicazione chiara e scrupolosa.

Consenso informato paziente: quattro situazioni compendiabili – Torna all’indice ^

Ecco le quattro fattispecie giuridiche riassumibili in tema di consenso informato in tema di attività medico-chirurgica.

1) L’intervento che ha cagionato il danno alla salute non sarebbe stato eseguito, se il paziente avesse ricevuto le informazioni dovute. In tale caso, il risarcimento non riguarderà solo il danno alla salute, ma anche quel danno attinente all’omesso consenso informato.

2) L’operazione sarebbe stata eseguita anche se fosse stato esaurientemente informato. In tal caso, il risarcimento potrà riguardare solo il danno biologico, morale e relazionale.

3) E’ stato cagionato un danno alla salute, ma senza condotta colposa del medico, non sarebbe stato eseguito dal paziente se fosse stato esaurientemente informato. In questo caso, la lesione della salute deve essere messa in relazione causale con la condotta del medico, qualora non sia colposa. Inoltre, con riferimento alla violazione del diritto all’autodeterminazione, il risarcimento deve essere liquidato in via meramente equitativa.

4) Nel caso in cui l’intervento non abbia cagionato alcun danno alla salute, nonostante il deficit informativo. In questo caso, vi sarà il risarcimento del danno per la lesione del diritto all’autodeterminazione solo se il paziente si sia trovato a dover sopportare delle conseguenze dolorose del tutto inattese nel post-operatorio.

Quando è possibile chiedere il risarcimento per mancato consenso informato? – Torna all’indice ^

In questo paragrafo, esamineremo due diverse situazioni che possono verificarsi in caso di mancata richiesta del consenso informato.

Nel primo scenario, potrebbe accadere che il medico non abbia fornito al paziente informazioni sufficienti riguardo all’intervento proposto.

Tuttavia, se l’intervento non ha causato danni alla salute del paziente e se questi avrebbe comunque accettato di sottoporsi all’intervento se avesse ricevuto tutte le informazioni necessarie, allora non sussiste il diritto a un risarcimento.

È importante sottolineare che, se il paziente non ha subito danni alla salute e avrebbe comunque acconsentito all’intervento, il medico non è obbligato a pagare alcuna forma di indennizzo.

Nel secondo scenario, invece, la situazione si complica leggermente. Supponiamo che il medico non abbia fornito al paziente tutte le informazioni necessarie, impedendogli così di effettuare ulteriori accertamenti o di essere pienamente consapevole delle implicazioni dell’intervento proposto (come la durata della degenza, la sofferenza fisica e morale, l’incapacità di muoversi, ecc.).

In questo caso, anche se il paziente non ha subito danni alla salute, è previsto un risarcimento. Tuttavia, il paziente deve dimostrare che l’assenza di informazioni ha avuto conseguenze negative sulla sua persona, come stress emotivo o restrizioni nella sua libertà di prendere decisioni in merito alla propria salute, sia a livello fisico che psicologico.

Se il medico non fornisce tutte le informazioni necessarie, compromettendo la capacità del paziente di prendere decisioni informate, potrebbe essere tenuto responsabile dei danni causati.

D’altra parte, se il paziente accettasse comunque di sottoporsi all’intervento nonostante la mancanza di informazioni, non sussiste il diritto a un risarcimento.

Come richiedere un risarcimento per mancato consenso informato? – Torna all’indice ^

La prima fase di questa procedura consiste nell’ottenere accesso completo alla cartella clinica del paziente.

Spesso, infatti, il consenso informato è allegato a questa documentazione essenziale, da cui poter verificare se il paziente, magari per distrazione, ha già autorizzato l’intervento anche se non ha letto attentamente il modulo del consenso informato.

Una volta ottenute le informazioni necessarie, un legale competente in materia dovrà presentare un ricorso che richieda un’adeguata compensazione per i danni subiti.

Il ricorso deve includere dettagli specifici riguardo alla violazione del consenso informato, come la mancanza di informazioni sui rischi e le conseguenze del trattamento, e deve essere accompagnato da prove documentali, come la cartella clinica e eventuali testimonianze di esperti.

Questo documento avrà il compito di mettere in luce in modo accurato e dettagliato le circostanze che hanno portato al mancato consenso informato e gli effetti negativi che ne sono derivati.

Successivamente, spetterà al giudice valutare attentamente la situazione e decidere sull’importo del risarcimento.

È importante ricordare che ogni situazione è unica e che la compensazione richiesta può variare in base alla gravità del danno subito, alle circostanze specifiche del caso e alle leggi vigenti.

Il danno alla salute e la violazione del consenso informato: analisi delle cinque ipotesi della Cassazione – Torna all’indice ^

Negli anni, il tema della responsabilità medico-chirurgica ha acquisito sempre più rilevanza nel panorama giuridico italiano, suscitando dibattiti e controversie.

Le recenti pronunce della Corte di Cassazione si concentrano sulle conseguenze legali derivanti da una gestione inadeguata del consenso informato, sottolineando l’importanza di rispettare il diritto all’autodeterminazione dei pazienti nel contesto terapeutico.

L’ordinanza della Cassazione Civile, sezione terza, n. 30858 del 2 dicembre 2024, ha delineato cinque ipotesi fondamentali, ognuna contraddistinta da condizioni specifiche che orientano l’eventuale risarcimento dei danni.

In un contesto di crescente sfiducia tra pazienti e professionisti della salute, è essenziale comprendere le sfide legali e morali insite nella materia, poiché il mancato consenso informato può portare a conseguenze devastanti, come il deterioramento della fiducia nel sistema sanitario e l’aumento delle azioni legali contro i medici.

La distinzione tra i diversi scenari elaborati dalla Cassazione offre:

  • Strumenti pratici ad avvocati e giudici
  • Risposte a questioni etiche cruciali, come:
    • Come può il sistema sanitario garantire il rispetto della persona?
    • Come può garantire la dignità del paziente?

Immagina di essere un paziente che deve affrontare un intervento chirurgico: quanto è importante per te essere informato sui rischi e sui benefici?

Prima ipotesi: consenso presunto e danno iatrogeno

Nella prima ipotesi, la Cassazione stabilisce che, in presenza di consenso presunto (cioè quando si presume che il paziente avrebbe acconsentito se fosse stato informato) e danno iatrogeno (un danno causato da un trattamento medico), il medico che esegue un trattamento sanitario colposo o inadempiente è responsabile.

Un esempio emblematico è quello di Maria, una paziente che, dopo un intervento chirurgico, ha scoperto di non essere stata adeguatamente informata sui rischi. La sua vita è cambiata radicalmente, e il danno subito ha avuto ripercussioni non solo sulla sua salute, ma anche sulle sue relazioni personali.

In questo caso, il consenso presunto implica che, se il paziente fosse stato adeguatamente informato, certamente avrebbe acconsentito all’intervento. Ad esempio, un paziente che ha subito un intervento chirurgico senza essere informato dei rischi associati ha poi vissuto gravi complicazioni, portandolo a una lunga riabilitazione e a un significativo stress psicologico. Talvolta, il paziente può già essere affetto da condizioni di salute precarie, rendendo il danno subito un aggravamento della sua situazione.

I danni che possono essere risarciti si dividono in due categorie: il danno relazionale, che riguarda come le relazioni con gli altri e la qualità della vita del paziente sono influenzate, e il danno morale, che si riferisce alla sofferenza psicologica causata da un errore medico.

La chiara correlazione tra condotta inadeguata e danno subito evidenzia non solo la responsabilità del professionista, ma sottolinea anche un principio giuridico fondamentale: la necessità di fornire un’informazione chiara e completa.

Il consenso informato e le sue implicazioni legali

Seconda ipotesi: dissenso presunto e danno iatrogeno

La seconda ipotesi modifica sensibilmente le dinamiche. Qui, il dissenso presunto gioca un ruolo centrale. Il giudice è chiamato a valutare se, a fronte di un’adeguata informazione, il paziente avrebbe optato per un rifiuto esplicito del trattamento.

Quando il medico agisce colposamente e l’intervento provoca un danno fisico, le conseguenze giuridiche sono aggravate. Sono risarcibili sia il danno biologico, che compromette il diritto alla salute, sia quello morale, che attiene alla lesione del diritto all’autodeterminazione.

L’annullamento della libertà di scelta del paziente trasforma la questione giuridica in un tema non solo sanitario, ma anche sociale e morale.

La Cassazione, enfatizzando questo aspetto, pone al centro il rispetto della dignità e dell’autonomia del soggetto, affermando che “il diritto all’autodeterminazione è un principio fondamentale dell’ordinamento giuridico“. In tale contesto, il medico ha il dovere di rendere pienamente consapevole il paziente, illustrando chiaramente le possibilità e i rischi connessi a ciascun intervento.

Terza ipotesi: dissenso presunto senza condotta colposa

La terza ipotesi mette in luce l’assenza di comportamenti colposi da parte del medico. Se il dissenso presunto è presente e il danno iatrogeno si concretizza, ma l’intervento viene effettuato senza errori, la Cassazione afferma che non si può richiedere risarcimento per la lesione della salute.

Tuttavia, è possibile tutelare la violazione del diritto all’autodeterminazione, sottolineando l’importanza di considerare le implicazioni etiche e psicologiche che derivano da una mancanza di informazione adeguata.

In questo scenario, il benessere del paziente non può essere valutato esclusivamente in termini di salute fisica; ti sei mai chiesto quanto possa essere devastante per un individuo affrontare una situazione ignota, senza essere adeguatamente preparato? L’autodeterminazione, quindi, si presenta come fondamento di qualunque relazione terapeutica.

Evoluzione della fiducia dei pazienti nel sistema sanitario

Quarta ipotesi: consenso presunto e assenza di danno

Nella quarta ipotesi, si considera la situazione in cui è presente il consenso presunto, ma non si verifica alcun danno derivante dall’intervento. In questo caso, il sistema giuridico stabilisce che non è dovuto alcun risarcimento. La logica applicativa prevede un chiaro legame tra danno e responsabilità: l’assenza di danno esclude automaticamente qualsiasi richiesta di indennizzo.

Spesso, tali situazioni generano dibattiti etici, sollevando interrogativi sulla possibile violazione dell’autonomia del paziente anche in assenza di danni materiali.

Quinta ipotesi: consenso presunto con danno iatrogeno e assenza di colpa

Infine, la quinta ipotesi affronta un ambito complesso e cruciale: da un lato il consenso presunto e dall’altro il danno iatrogeno, senza colpa da parte del medico.

Qui, il diritto all’autodeterminazione assume un ruolo centrale anche in assenza di un danno alla salute. Il risarcimento si traduce in una dimensione di sofferenza soggettiva e libertà personale compromessa, derivante da un’informazione insufficiente.

Questo rappresenta un principio fondamentale per la difesa dei diritti del paziente, evidenziando la responsabilità non solo medica, ma anche morale.

Conclusioni: la regolamentazione dei danni nella pratica medica

Infine, la quinta ipotesi affronta un ambito complesso e cruciale: da un lato il consenso presunto e dall’altro il danno iatrogeno, senza colpa da parte del medico.

In conclusione, le cinque ipotesi delineate dalla Cassazione mettono in evidenza il complesso intreccio tra diritto, etica e pratica sanitaria. Stabilendo chiaramente i limiti della responsabilità medico-chirurgica, la Corte non solo sostiene il valore del consenso informato, ma promuove anche una maggiore consapevolezza circa le conseguenze delle scelte terapeutiche.

È fondamentale che gli operatori sanitari comprendano l’importanza di fornire informazioni corrette, nel rispetto non solo del diritto alla salute, ma anche della dignità e dell’autodeterminazione del paziente. Il mancato consenso informato può portare a conseguenze legali significative per i medici, inclusa la responsabilità per danni, e può generare nei pazienti sentimenti di vulnerabilità e sfiducia nei confronti del sistema sanitario.

Essere capaci di gestire la relazione tra medico e paziente, comunicando in modo chiaro e aperto, diventa essenziale non solo per la qualità del servizio offerto, ma anche per il rispetto delle identità personali che possono risultare vulnerabili in situazioni di malattia.

Si auspica che la giurisprudenza migliori i rapporti di fiducia tra pazienti e professionisti, in un contesto in cui la salute è un diritto fondamentale.

Il diritto all’autodeterminazione in ambito sanitario

La necessità di una nuova cultura del consenso – Torna all’indice ^

La riflessione sulla responsabilità in medicina si chiude con il riconoscimento che il consenso informato non rappresenta un mero adempimento burocratico, ma un elemento centrale e imprescindibile nella relazione tra medico e paziente.

Ogni atto medico deve esprimere un profondo rispetto per la persona, così come per i suoi diritti e desideri. Solo in questo modo sarà possibile promuovere una cultura medica che metta al centro la dignità e la salute dell’individuo, garantendo un futuro in cui la responsabilità si intrecci indissolubilmente con chiarezza e sicurezza. 

Per proteggere i propri diritti, i pazienti possono richiedere sempre una copia scritta del consenso informato e informarsi su come presentare un reclamo in caso di violazione. È consigliabile consultare un avvocato esperto in diritto sanitario per esplorare le opzioni legali disponibili.


Le recenti sentenze e decisioni giurisprudenziali dimostrano come il diritto sia in costante evoluzione, mostrando sempre maggiore sensibilità nei confronti della salute e del benessere delle persone.

Risulta quindi fondamentale educare non solo i professionisti della salute, ma anche i pazienti, affinché partecipino attivamente alle decisioni riguardanti la propria vita e il proprio corpo, riconoscendoli non più come meri oggetti di cura, ma come protagonisti della propria storia di salute.

Domande frequenti – Torna all’indice ^

Quando il consenso informato può considerarsi validamente prestato?

Secondo quanto stabilito dai giudici della Cassazione, il consenso informato svolge un ruolo cruciale nel garantire la legittimità dell’attività medica. In sostanza, esso rappresenta l’espressione consapevole del paziente nel fornire il proprio assenso al trattamento sanitario proposto dal medico.

È importante sottolineare che il consenso informato può essere prestato oralmente, purché siano stati effettuati ripetuti incontri informativi tra paziente e medico.

Durante tali incontri, il medico ha il dovere di fornire al paziente tutte le informazioni necessarie riguardo ai possibili e probabili risvolti del trattamento sanitario proposto.

In questo modo, il paziente ha la possibilità di acquisire una piena comprensione delle implicazioni e dei potenziali effetti collaterali o benefici del trattamento.

Come si quantifica il danno da mancato consenso informato?

L’Osservatorio del Tribunale di Milano ha svolto un lavoro approfondito su questo tema, analizzando numerosi precedenti giurisprudenziali e suddividendo l’entità del danno in diverse categorie, in base alla gravità dell’offesa al diritto stesso.

Quando si tratta di un pregiudizio di lieve entità, la compensazione economica prevista varia tra 1.000 e 4.000 Euro, secondo l’Osservatorio del Tribunale di Milano. Studi recenti indicano che il 30% dei pazienti non riceve informazioni adeguate sui rischi, il che sottolinea l’importanza di una corretta informazione per garantire il diritto all’autodeterminazione. 

Inoltre, è fondamentale considerare che la quantificazione del danno può variare in base alla gravità della violazione del consenso informato, influenzando così anche le responsabilità legali del medico coinvolto.

D’altra parte, se la lesione del diritto all’autodeterminazione ha un’entità media, la compensazione economica può raggiungere fino a 9.000 Euro. In questo caso, il tribunale considera l’offesa come più significativa, richiedendo un risarcimento adeguato per ripristinare il diritto e compensare il disagio subito.

Nel caso in cui la lesione al diritto all’autodeterminazione sia di grave entità, la compensazione economica può addirittura arrivare a 20.000 Euro.

Questa somma riflette la gravità dell’offesa subita, che può avere conseguenze significative sulla vita e dignità personale del paziente. Il tribunale riconosce la necessità di un risarcimento più sostanzioso per riparare il danno subito.

Infine, in situazioni eccezionali in cui il pregiudizio al diritto all’autodeterminazione raggiunge un’entità straordinaria, il risarcimento supera i 20.000 Euro.

Questo è il massimo importo previsto, che tiene conto di circostanze eccezionali e di un impatto profondo sulla libertà di scelta e autodeterminazione.

Quando è stata la prima sentenza in Italia di condanna per mancato consenso informato?

La storia del consenso informato nel contesto giuridico italiano ha avuto il suo primo riconoscimento ufficiale nel lontano 18 aprile 1939, quando la Corte d’Appello di Milano emise una sentenza di grande importanza.

Questa decisione segnò un momento cruciale nella comprensione del diritto alla salute come un diritto individuale della persona, piuttosto che semplicemente come uno strumento di tutela della salute pubblica.

Nella sentenza, la Corte d’Appello di Milano affrontò la questione del mancato consenso del paziente ad un atto diagnostico-terapeutico.

Fu riconosciuto che il paziente aveva il diritto di essere pienamente informato sulla procedura medica proposta, compresi i potenziali rischi e benefici, in modo da poter prendere una decisione consapevole e autonoma sulla propria salute.

Perugia il 31.01.2019. – aggiornato il 04.07.2023

Avv. Antonio Polenzani / Avv. Elisa Brizzi

Assistenza legale alle Imprese

Informazioni sull'Autore

Avv. Antonio Polenzani

Nell’esercizio della professione si occupa prevalentemente di diritto civile, conseguendo importanti risultati tanto in sede giudiziale quanto in sede stragiudiziale nel settore del Risarcimento Danni da errore medico, tutelando gli interessi del cliente e cercando di ottenere un equo risarcimento in funzione dei danni subiti.

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