Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro
Nel nostro ordinamento, il rapporto di lavoro può essere cessato dalle parti sia per decisione unilaterale di una delle parti che per effetto di una decisione congiunta.
La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro è una delle modalità attraverso cui porre fine ad un rapporto di lavoro. Per chiudere una relazione di lavoro, infatti, le parti possono esercitare il recesso in modo unilaterale, attraverso il licenziamento e le dimissioni, oppure possono concordare consensualmente la fine del rapporto di lavoro.
La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro è, dunque, un accordo che prevede la chiusura della relazione di lavoro ad una certa data fissata nella scrittura stessa.
La cessazione del rapporto di lavoro per effetto della risoluzione consensuale dà al dipendente una serie di tutele. Innanzitutto, il lavoratore ha diritto al pagamento delle spettanze di fine rapporto; inoltre, al ricorrere di determinate circostanze, il lavoratore potrà accedere all’indennità di disoccupazione, oggi Naspi.
Domande frequenti
Che differenza c'è tra dimissioni volontarie e risoluzione consensuale?
Nelle dimissioni volontarie, il lavoratore si dimette dal suo impiego senza alcuna mediazione da parte dell’azienda e non è necessario alcun accordo. La risoluzione consensuale, invece, viene solitamente utilizzata quando entrambe le parti concordano di interrompere il rapporto di lavoro in modo amichevole.
In questi casi, viene stipulato un accordo scritto che definisce i termini della risoluzione consensuale, inclusi eventuali pagamenti da parte del datore di lavoro per compensare la perdita del posto di lavoro.
Chi si dimette ha diritto alla disoccupazione?
La risoluzione consensuale è l’accordo raggiunto tra le parti interessate (lavoratore e datore di lavoro) per prendere una decisione congiunta e terminare il rapporto di lavoro.
Se l’accordo viene raggiunto in modo legale e rispettoso, il lavoratore ha diritto alla disoccupazione.
Questa può essere richiesta presso la sede Inps più vicina e consente al lavoratore di beneficiare dello stato sociale finché non trova un nuovo impiego.
Chi si dimette ha diritto alla Naspi?
Un lavoratore che intenda avvalersi della procedura di risoluzione consensuale ha diritto all’indennità NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’impiego) in caso di dimissioni volontarie.
La NASpI è una prestazione economica erogata dall’INPS a sostegno del reddito a favore dei lavoratori che abbiano perso involontariamente il lavoro e sia in possesso dei requisiti previsti dalla legge.
Per godere della NASpI, un lavoratore che si dimetta consensualmente deve verificare di possedere i requisiti necessari, come ad esempio aver prestato almeno 78 settimane di attività nell’ultimo anno solare, avere almeno 30 giorni di contribuzione negli ultimi 12 mesi e non aver compiuto i 66 anni di età.
Come si danno le dimissioni consensuali?
Il dipendente può decidere di presentare le dimissioni volontarie, oppure il datore di lavoro può invitare il dipendente a presentarle. In ogni caso, è importante che entrambe le parti concordino sulla data della rescissione contrattuale e sulle condizioni relative alle dimissioni consensuali.
Il dipendente, ad esempio, potrebbe richiedere una liquidazione in cambio delle proprie dimissioni, mentre il datore di lavoro potrebbe fornire un’assicurazione sulla buona condotta da parte del dipendente per proteggere la reputazione dell’azienda.
Una volta raggiunto l’accordo, è necessario redigere un documento ufficiale che contenga tutti i dettagli dell’accordo, firmato da entrambi le parti ad una certa data fissata nella scrittura stessa.