– Nel nostro ordinamento, il rapporto di lavoro può essere cessato dalle parti sia per decisione unilaterale di una delle parti che per effetto di una decisione congiunta.
Risoluzione consensuale del rapporto di lavoro
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Introduzione – Torna all’indice ^
Nel nostro ordinamento, il rapporto di lavoro può essere cessato dalle parti sia per decisione unilaterale di una delle parti che per effetto di una decisione congiunta.
La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro è una delle modalità attraverso cui porre fine a un rapporto di lavoro.
Per chiudere una relazione di lavoro, infatti, le parti possono esercitare il recesso in modo unilaterale, attraverso il licenziamento e le dimissioni, oppure possono concordare consensualmente la fine del rapporto di lavoro (potrebbe interessarti anche: Licenziamento giusta causa e giustificato motivo soggettivo.)
La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro è, dunque, un accordo che prevede la chiusura della relazione di lavoro a una certa data fissata nella scrittura stessa.
La cessazione del rapporto di lavoro per effetto della risoluzione consensuale dà al dipendente una serie di tutele.
- Il lavoratore ha diritto al pagamento delle spettanze di fine rapporto.
- Al ricorrere di determinate circostanze, il lavoratore potrà accedere all’indennità di disoccupazione, oggi nota come Naspi.

La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro può risultare più vantaggiosa anche per il lavoratore – Torna all’indice ^
Rispetto al licenziamento, lavoratore e datore di lavoro hanno la possibilità di trovare un accordo anche su aspetti non trattati o non previsti nella pratica di licenziamento tout court.
In caso di risoluzione consensuale, infatti, il rapporto di lavoro può cessare in maniera più elastica e flessibile, venendo potenzialmente incontro a esigenze specifiche delle parti.
Con la risoluzione consensuale, è possibile accelerare i tempi di cessazione del rapporto di lavoro in essere, non essendo le parti vincolate al rispetto delle tempistiche previste dalla legge per il licenziamento.
È, quindi, possibile concordare la data di cessazione del rapporto di lavoro di comune accordo tra dipendente e datore di lavoro.
La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro può essere revocata? – Torna all’indice ^
La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro non è irrevocabile; vi sono sette giorni di tempo dalla data di trasmissione del modulo online per revocarla.
Ricordiamo che è prevista una procedura particolare per alcune categorie di lavoratori ovvero:
- Dipendenti durante la gravidanza
- Dipendenti durante i primi 3 anni di vita del figlio o nei primi 3 anni di accoglienza del minore adottato o in affidamento
In queste situazioni la risoluzione consensuale deve essere convalidata davanti all’Ispettorato Territoriale del Lavoro competente per la città in cui il lavoratore lavora.
Successivamente il dipendente verrà convocato dall’Ispettorato del Lavoro per accertarsi dell’effettiva volontà di porre fine al rapporto di lavoro; infine l’ufficio apposito rilascia un provvedimento di convalida, trasmesso sia al dipendente che al datore di lavoro entro 45 giorni dalla richiesta.

Domande frequenti – Torna all’indice ^
Che differenza c'è tra dimissioni volontarie e risoluzione consensuale?
In caso di dimissioni il lavoratore prende l’iniziativa di interrompere il rapporto di lavoro, mentre la risoluzione consensuale è un accordo congiunto tra datore di lavoro e lavoratore.
Nelle dimissioni volontarie, il lavoratore si dimette dal suo impiego senza alcuna mediazione da parte dell’azienda e non è necessario alcun accordo.
La risoluzione consensuale, invece, viene solitamente utilizzata quando entrambe le parti concordano di interrompere il rapporto di lavoro in modo amichevole.
In questi casi, viene stipulato un accordo scritto che definisce i termini della risoluzione consensuale, inclusi eventuali pagamenti da parte del datore di lavoro per compensare la perdita del posto di lavoro.
Chi si dimette ha diritto alla disoccupazione?
In Italia, la disoccupazione è un diritto che spetta a chiunque si dimetta consensualmente.
La risoluzione consensuale è l’accordo raggiunto tra le parti interessate (lavoratore e datore di lavoro) per prendere una decisione congiunta e terminare il rapporto di lavoro.
Se l’accordo viene raggiunto in modo legale e rispettoso, il lavoratore ha diritto alla disoccupazione.
Questa può essere richiesta presso la sede Inps più vicina e consente al lavoratore di beneficiare dello stato sociale finché non trova un nuovo impiego.
Chi si dimette ha diritto alla Naspi?
La risoluzione consensuale è un accordo tra un lavoratore e un datore di lavoro che prevede la risoluzione del rapporto di lavoro ed è una procedura alternativa alla disdetta o alla risoluzione per giustificato motivo oggettivo.
Un lavoratore che intenda avvalersi della procedura di risoluzione consensuale ha diritto all’indennità NaSpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’impiego) in caso di dimissioni volontarie.
La NaSpI è una prestazione economica erogata dall’INPS a sostegno del reddito a favore dei lavoratori che abbiano perso involontariamente il lavoro e sia in possesso dei requisiti previsti dalla legge.
Per godere della NaSpI a seguito di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, è necessario che quest’ultima sia intervenuta nell’ambito della procedura di conciliazione presso la Direzione Territoriale del Lavoro secondo le modalità di cui all’articolo 7, legge 15 luglio 1966, n. 604 come sostituito dall’articolo 1, comma 40, legge 92/2012.
Oppure che sia derivata da un accordo dovuto ad un iniziale rifiuto del lavoratore al trasferimento ad altra sede distante più di 50 km dalla propria residenza, o mediamente raggiungibile in 80 minuti o più con i mezzi pubblici.
Come si danno le dimissioni consensuali?
Le dimissioni consensuali sono una soluzione comune per porre fine a un rapporto lavorativo. Si tratta di un accordo tra datore di lavoro e dipendente in cui entrambe le parti concordano sulla necessità di terminare il rapporto.
Il dipendente può decidere di presentare le dimissioni volontarie, oppure il datore di lavoro può invitare il dipendente a presentarle.
In ogni caso, è importante che entrambe le parti concordino sulla data della rescissione contrattuale e sulle condizioni relative alle dimissioni consensuali.
Il dipendente, ad esempio, potrebbe richiedere una liquidazione in cambio delle proprie dimissioni, mentre il datore di lavoro potrebbe fornire un’assicurazione sulla buona condotta da parte del dipendente per proteggere la reputazione dell’azienda.
Una volta raggiunto l’accordo, è necessario redigere un documento ufficiale che contenga tutti i dettagli dell’accordo, firmato da entrambi le parti ad una certa data fissata nella scrittura stessa.
A partire dal 12 marzo 2016, la risoluzione consensuale deve essere fatta, a pena di inefficacia, esclusivamente con modalità telematiche su un apposito modulo, disponibile sul sito del Ministero del Lavoro.
Cosa comporta per il datore di lavoro la risoluzione consensuale?
La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro rappresenta un’opportunità vantaggiosa sia per il datore di lavoro che per il dipendente.
Quando entrambe le parti concordano sulla cessazione del rapporto lavorativo, si evita il conflitto e si crea una transizione più agevole. Ma cosa comporta esattamente per il datore di lavoro?
Innanzitutto, la risoluzione consensuale permette di gestire l’uscita di un dipendente con maggiore flessibilità e minori rischi legali. Invece di affrontare potenziali controversie giudiziarie legate a licenziamenti unilaterali, che possono essere costose e lunghe, il datore di lavoro può negoziare termini e condizioni con il dipendente.
Ciò include accordi su indennità di fine rapporto, preavviso e altre condizioni economiche che potrebbero rendere l’uscita meno traumatica per entrambe le parti.
Inoltre, la risoluzione consensuale può contribuire a mantenere un buon clima aziendale. Un’uscita concordata riduce le tensioni interne e preserva l’immagine dell’azienda come ambiente rispettoso e attento ai bisogni dei suoi collaboratori.
Questo è particolarmente importante in settori dove la reputazione aziendale gioca un ruolo cruciale nella fidelizzazione dei talenti.
Un altro vantaggio significativo riguarda la possibilità di pianificare la sostituzione del dipendente uscente senza fretta.
Il datore di lavoro può utilizzare il periodo di preavviso negoziato per trovare un sostituto adeguato, garantendo una transizione senza soluzione di continuità e minimizzando l’impatto operativo.
Cosa prevede il licenziamento concordato?
Il licenziamento concordato, una forma di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, rappresenta una soluzione vantaggiosa sia per il datore di lavoro che per il dipendente.
Questo tipo di accordo prevede che entrambe le parti si separino in modo amichevole e senza conflitti, evitando così lunghe e costose controversie legali.
Perché considerare il licenziamento concordato? Innanzitutto, offre la possibilità di negoziare termini più favorevoli rispetto a un licenziamento unilaterale.
Il dipendente può ottenere una buonuscita più consistente e tempistiche più flessibili per lasciare l’azienda, mentre il datore di lavoro può evitare i rischi associati a possibili ricorsi legali.
La procedura per un licenziamento concordato è articolata ma chiara. Prima di tutto, è fondamentale redigere un accordo scritto che specifichi i termini della cessazione del rapporto.
Questo documento deve includere dettagli come la data di cessazione, eventuali indennità o buonuscite, e qualsiasi altro benefit concordato (ad esempio, assistenza nella ricerca di un nuovo impiego o mantenimento temporaneo dei benefici aziendali).
È consigliabile che entrambe le parti consultino avvocati esperti in diritto del lavoro per assicurarsi che l’accordo sia equo e conforme alla legge.
Inoltre, è importante sottolineare che il lavoratore non perde automaticamente il diritto a ricevere l’indennità di disoccupazione (NASPI) se l’accordo viene gestito correttamente.
Un altro vantaggio chiave del licenziamento concordato è la possibilità di mantenere intatte le relazioni professionali. Questo aspetto è cruciale in settori dove la reputazione e i contatti sono fondamentali. Un’uscita armoniosa può favorire future collaborazioni o referenze positive.
Chi è escluso dalle dimissioni telematiche?
La risoluzione consensuale del rapporto di lavoro rappresenta una soluzione equilibrata e vantaggiosa per entrambe le parti, ma quando si tratta di dimissioni telematiche, è cruciale capire chi ne è escluso.
Non tutti i lavoratori sono obbligati a utilizzare la procedura telematica per formalizzare le proprie dimissioni. In primo luogo, i lavoratori domestici, come colf e badanti, sono esonerati da questo obbligo.
Ciò è dovuto al fatto che il loro rapporto di lavoro si basa spesso su un’interazione diretta e personale con il datore di lavoro, il che rende possibile una gestione meno burocratica.
Inoltre, i dipendenti del settore pubblico non devono seguire questa procedura, poiché le loro modalità di dimissione sono regolate da normative specifiche che differiscono da quelle del settore privato.
Anche i lavoratori in prova possono interrompere il rapporto di lavoro tramite una comunicazione più snella e diretta, senza dover ricorrere alle dimissioni telematiche. Infine, chi ha cessato il proprio rapporto di lavoro attraverso una risoluzione consensuale non necessita di effettuare le dimissioni telematiche.
Questo tipo di accordo prevede un consenso reciproco che rende superflua la procedura standardizzata.
Le persone appartenenti a una delle categorie sopra indicate possono usufruire di modalità alternative per formalizzare la decisione di cessazione del rapporto di lavoro.
Sfruttare queste eccezioni può semplificare notevolmente il processo, consentendo di concentrarsi su nuovi orizzonti professionali con maggiore serenità.
Come comunicare al datore di lavoro le dimissioni?
Comunicare le dimissioni al datore di lavoro in modo efficace e rispettoso è fondamentale per preservare buone relazioni professionali e garantire una transizione fluida. La risoluzione consensuale, che si basa sull’accordo tra le parti coinvolte, facilita questo processo.
Iniziare con un incontro privato con il datore di lavoro è una buona strategia. Durante questo colloquio, è importante esprimere chiaramente l’intenzione di dimettersi, spiegando le ragioni che hanno portato a tale decisione.
Essere onesti ma diplomatici è cruciale per evitare conflitti inutili.
Una lettera di dimissioni formale dovrebbe essere redatta, includendo la data dell’ultimo giorno di lavoro e un ringraziamento per l’opportunità ricevuta. Questo gesto dimostra professionalità e gratitudine, elementi essenziali per lasciare un’impressione positiva.
Proporre una soluzione consensuale è un passo importante: discutere con il datore di lavoro la possibilità di concordare termini che possano beneficiare entrambe le parti, come il periodo di preavviso o la formazione di un sostituto, rende il processo più agevole e meno traumatico per l’organizzazione.
Infine, mantenere una comunicazione aperta e costruttiva durante tutto il periodo di transizione lascia un ricordo positivo e può portare a referenze favorevoli per il futuro professionale.
Seguendo questi passaggi, si possono comunicare le dimissioni in modo professionale e rispettoso, valorizzando al massimo la risoluzione consensuale.