– I licenziamenti per giusta causa e quelli per giustificato motivo soggettivo rientrano nella categoria dei “licenziamenti disciplinari”

Licenziamenti giusta causa e giustificato motivo

 
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Trattandosi di un recesso unilaterale da parte del datore di lavoro, a tutela del lavoratore, il licenziamento deve trovare fondamento in un determinato evento, riguardante:
 la condotta del dipendente,
 l’attività produttiva o l’organizzazione del lavoro.

I licenziamenti per giusta causa e quelli per giustificato motivo soggettivo rientrano nella categoria dei “licenziamenti disciplinari” dal momento che vengono intimati per ragioni connesse alla condotta del lavoratore, tali da ledere il vincolo fiduciario che lega azienda e dipendente.

Quando invece il licenziamento è legato a eventi riguardanti l’attività produttiva o l’organizzazione del lavoro si è nell’alveo dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo che può essere anche plurimo, ma non va confuso con il licenziamento collettivo, il quale prevede una procedura molto diversa.

Ciò che distingue il licenziamento per giusta causa da quello per giustificato motivo risiede nella gravità del fatto che lo giustifica. Nei casi di GC la condotta posta in essere dal dipendente è talmente grave da non consentire la prosecuzione nemmeno provvisoria del rapporto durante il periodo di preavviso. Il contratto si risolve immediatamente.

Nei licenziamenti per giustificato motivo, al contrario, tra la data di comunicazione del licenziamento e l’ultimo giorno di lavoro deve trascorrere un periodo di tempo definito dal contratto collettivo o dalla legge, cosiddetto “periodo di preavviso”, tale da consentire al dipendente di percepire comunque la retribuzione e nel frattempo cercarsi un’altra occupazione.

giusta causa e giustificato motivo

Domande frequenti

 
Cosa succede se mi licenziano per giusta causa?
In caso di licenziamento per giusta causa, l’azienda che ha effettuato il licenziamento è obbligata a fornire una motivazione valida per giustificare la decisione. Il lavoratore licenziato può presentare ricorso al datore di lavoro o, in alternativa, può rivolgersi all’autorità giudiziaria competente.

La legge italiana stabilisce alcuni motivi validi che possono essere utilizzati come giusta causa, ad esempio: mancato rispetto dell’obbligo di fedeltà, violazione della normativa aziendale, condotta scorretta del lavoratore o abuso di alcol o droghe durante l’orario di lavoro.

Chi viene licenziato per giusta causa ha diritto alla disoccupazione?
Il licenziamento per giusta causa è una decisione presa dall’azienda in seguito alla violazione da parte del lavoratore di obblighi contrattuali che non possono essere corretti con altri mezzi. La legge italiana prevede che il lavoratore licenziato per giusta causa abbia diritto all’indennità di disoccupazione.

Tale indennità è erogata dall’INPS e può essere richiesta solo dopo aver perso il lavoro ed essere iscritti a un Centro per l’Impiego.

La durata dell’indennità varia in base al numero degli anni di servizio pregressi: fino a cinque anni, l’indennità è erogata per un periodo massimo di otto mesi, mentre per periodi superiori è possibile ottenere un indennizzo fino a dodici mesi.

Che differenza c'è tra licenziamento oggettivo e soggettivo?
Esistono due principali tipi di licenziamento: oggettivo e soggettivo. Il primo, licenziamento oggettivo, avviene quando il datore di lavoro ha un giustificato motivo per procedere al licenziamento del dipendente.
Ciò significa che la decisione di licenziare è motivata da ragioni legittime, quali ad esempio la mancata esecuzione delle mansioni da parte del dipendente, assenza ingiustificata dal lavoro, negligenza nell’esecuzione dei compiti assegnati, violazione della disciplina aziendale o altri motivi simili.

Invece, il licenziamento soggettivo avviene quando il datore di lavoro non ha una giustificazione obiettiva per procedere al licenziamento. In questo caso si tratta di una decisione arbitraria e spesso discriminatoria adottata dal datore di lavoro.

Che cos'è il licenziamento disciplinare?
Il licenziamento disciplinare è una decisione presa dal datore di lavoro per mettere fine al rapporto di lavoro in vigore tra l’azienda e il dipendente.

Si tratta di un provvedimento che può essere applicato solo in casi specifici come la violazione della legge, i comportamenti scorretti, la mancata adesione alle norme aziendali o una grave negligenza nel compimento delle mansioni lavorative.

Per essere valido, il licenziamento disciplinare deve essere motivato da una giusta causa e da un giustificato motivo.

Cosa spetta al lavoratore licenziato per giustificato motivo oggettivo?
Il lavoratore licenziato per giustificato motivo oggettivo ha diritto ad un’indennità prevista dalla legge. Tale indennità corrisponde generalmente a una mensilità di retribuzione per ogni anno di servizio prestato dal lavoratore presso l’azienda.

Il lavoratore ha inoltre diritto a ricevere la liquidazione del trattamento di fine rapporto, che corrisponde alla retribuzione percepita nell’ultimo mese di lavoro moltiplicata per il numero dei mesi di servizio nel corso dell’ultimo anno.

Il datore di lavoro, inoltre, è obbligato a versare le spettanze previdenziali relative al periodo di servizio prestato dal lavoratore.

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