– Il vincolo di subordinazione si esprime anche attraverso un potere attribuito all’imprenditore che è quello disciplinare

Contestazione disciplinare

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Il rapporto di lavoro subordinato è caratterizzato dal rapporto gerarchico tra datore di lavoro e dipendente. Il vincolo di subordinazione si esprime anche attraverso un potere attribuito all’imprenditore che è quello disciplinare, ossia, la possibilità di sanzionare il lavoratore che non rispetta i propri doveri.

Per esercitarlo il datore di lavoro deve seguire un’apposita procedura prevista dalla legge che inizia con l’invio al dipendente della contestazione disciplinare, una lettera in cui devono essere descritti in modo puntuale ed analitico i fatti che, secondo l’imprenditore, avrebbe commesso il lavoratore e che costituiscono illeciti disciplinari.

Per quanto concerne il contenuto delle difese il lavoratore dovrà contestare i fatti indicati nella lettera e fornire una versione diversa dell’accaduto. Ovviamente, la strategia difensiva deve essere impostata caso per caso, potrebbe accadere, ad esempio, che il fatto non è mai accaduto, oppure che è stato commesso da altri. Se, invece, le condotte riportate sono reali occorre evidenziare i motivi per cui tali azioni sono giustificabili o non sono così gravi come vengono presentate.

Dopo aver letto o ascoltato le difese del dipendente il datore di lavoro potrà decidere di considerare il caso chiuso, archiviando il procedimento, oppure comminare una sanzione disciplinare al lavoratore che sia proporzionata alla gravità del fatto commesso.

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Domande frequenti

 
Cosa succede dopo una contestazione disciplinare?
Dopo una contestazione disciplinare, la procedura prevede diversi passaggi. Innanzitutto è necessario che l’amministrazione indichi al dipendente le motivazioni che hanno portato alla contestazione.

Inoltre, si darà al dipendente la possibilità di difendersi, eventualmente facendosi assistere dal rappresentante sindacale.

Se il dipendente dovesse ammettere le proprie responsabilità, l’amministrazione potrebbe decidere di applicare una sanzione disciplinare come ad esempio una sospensione temporanea o la riduzione della retribuzione.

In caso contrario, l’amministrazione potrebbe decidere di non applicare alcuna sanzione.

Qualsiasi decisione venga presa, verrà comunicata al dipendente per iscritto e sarà sempre possibile impugnare la decisione presa ricorrendo al giudice del lavoro.

Cosa succede se non rispondo alla contestazione disciplinare?
La prima cosa da fare in caso di contestazione disciplinare è comprendere le motivazioni della contestazione. Nel caso in cui non si risponda alla contestazione, di solito la conseguenza è un procedimento penale da parte del datore di lavoro.

Se non si risponde alla contestazione entro un certo periodo di tempo, il datore di lavoro può decidere di sospendere l’impiegato per un periodo determinato.

Se il mancato rispetto della contestazione continua, il datore di lavoro può anche decidere per il licenziamento.

Nel caso in cui venga deciso il licenziamento, l’impiegato ha diritto a presentare ricorso contro la decisione presa dal datore di lavoro.

Tuttavia, è sempre consigliabile affrontare la questione e rispondere alla contestazione disciplinare al più presto possibile.

Cosa si rischia con una contestazione disciplinare?
La contestazione disciplinare è una misura presa dall’azienda nei confronti di un dipendente che non ha rispettato le regole aziendali. Si tratta di un provvedimento formale che può avere diverse conseguenze, in base alle circostanze e alla gravità della violazione.

In particolare, i rischi che si possono correre dipendono dal tipo di infrazione commessa: potrebbe essere necessario solo un richiamo verbale o, in casi più gravi, la sospensione del contratto o l’espulsione dall’azienda.

Inoltre, la contestazione disciplinare può anche prevedere l’applicazione di sanzioni pecuniarie al dipendente, come ad esempio la decurtazione dello stipendio o la multa. A seconda della situazione, è possibile anche che vengano applicate entrambe le misure.

In caso di contestazioni disciplinari gravi, il dipendente può anche finire nell’elenco nero delle aziende e non ricevere più offerte di lavoro da parte del proprio datore di lavoro o da altre aziende.

In conclusione, chi subisce una contestazione disciplinare rischia sanzioni pecuniarie, sospensione temporanea o definitiva dall’azienda oppure l’inserimento nell’elenco nero del datore di lavoro.

Come difendersi da una contestazione disciplinare?
I destinatari di una contestazione disciplinare possono difendersi in diversi modi. Innanzitutto, è importante leggere accuratamente la contestazione e assicurarsi di aver compreso tutti i dettagli.

Se non si è sicuri di come interpretare ciò che è stato scritto, è bene rivolgersi a qualcuno che possa aiutare a capire meglio.

Inoltre, è importante rispondere alla contestazione in modo tempestivo e professionale, mettendo per iscritto le obiezioni.

La difesa deve essere chiara ed esplicita e deve spiegare perché si ritiene infondata la contestazione, allegando documentazione o altre prove che supportino la posizione.

Inoltre, se si ritiene di avere diritto ad un processo formale o ad un avvocato difensore, è opportuno informarsi su come richiederlo al proprio datore di lavoro.

Se questa opzione non è disponibile, cercare un avvocato esterno che possa prendere in considerazione la situazione e consigliare al meglio.

Se si pensa che il processo disciplinare non sia corretto o giusto, si possono contattare le organizzazioni sindacali del luogo di lavoro per chiedere assistenza.

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