– Parliamo di discriminazione diretta quando sia possibile un collegamento tra fattore di rischio e condotta contestata.

Discriminazione sul lavoro

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La discriminazione diretta nel lavoro viene definita dalle direttive europee come quella situazione nella quale una persona è trattata meno favorevolmente, in base a un determinato fattore c.d. di rischio (discriminatorio), di quanto un’altra persona sarebbe trattata in una situazione analoga.

Una puntuale e accurata ricostruzione del contesto è determinante per far emergere elementi da cui si possa desumere il collegamento tra il trattamento svantaggioso e la riconducibilità (del motivo o del movente) della condotta ad un fattore c.d. di rischio.

Quando la giurisprudenza si è pronunciata, in tutti i casi, la configurabilità di una discriminazione diretta è stata resa possibile dalla prova di un collegamento diretto tra fattore di rischio e condotta contestata.

La discriminazione indiretta può essere definita come una previsione, una pratica apparentemente neutri (che non operano cioè una classificazione sulla base di un fattore c.d. di rischio) che può mettere le persone di una determinata razza, origine etnica, religione, disabili o che hanno una determinata età o un certo orientamento sessuale in una situazione di particolare svantaggio rispetto ad altre persone, a meno che la disposizione, il criterio o la pratica siano oggettivamente giustificati da una finalità legittima, e i mezzi impiegati per il suo conseguimento siano appropriati e necessari al raggiungimento del fine.

discriminazione sul lavoro

Domande frequenti

 
Che cosa si intende per discriminazione sul luogo di lavoro?
La discriminazione sul luogo di lavoro è una situazione in cui un individuo o un gruppo subisce trattamento sfavorevole a causa della loro razza, religione, etnia, genere, orientamento sessuale o altre caratteristiche protette dalla legge.

La discriminazione può includere la cessazione di lavoro, mancata promozione, licenziamento o altri trattamenti discriminatori che pregiudicano la capacità del lavoratore di svolgere il proprio lavoro.

La discriminazione può essere intenzionale o non intenzionale ed è vietata da numerose leggi e regolamenti nazionali ed internazionali.

Cosa fare in caso di discriminazione sul lavoro?
In caso di discriminazione sul lavoro, la prima cosa da fare è rivolgersi all’ufficio delle pari opportunità presso l’azienda.

In alternativa, è possibile contattare direttamente un avvocato esperto in diritto del lavoro per discutere i propri diritti e come intraprendere una possibile azione legale.

È inoltre consigliabile informare le organizzazioni sindacali o altri gruppi di difesa dei diritti dei lavoratori.

Se si sospetta che la discriminazione sia legata a una condizione protetta dalla legge, come l’età o il genere, è importante contattare le autorità competenti.

Come provare discriminazione sul posto di lavoro?
Provare discriminazione sul posto di lavoro può essere un compito difficile. Se si notano trattamenti ingiusti o pregiudiziali, è importante documentare ogni interazione sospetta.

Si consiglia di annotare i dettagli della situazione, comprese le date e i nomi delle persone coinvolte. Si può anche documentare i tentativi di richiesta al supervisore o al responsabile delle risorse umane.

Inoltre, è importante avere testimoni che possano confermare le accuse e fornire supporto alle affermazioni. Se tutti questi sforzi non hanno successo, è consigliabile contattare un avvocato esperto in diritto del lavoro per discutere delle opzioni legali.

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